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Tra le novità inserite in Windows 10 Anniversary Update (versione 1607) c'è il client App-V, che è ormai disponibile direttamente nel sistema operativo invece che nel pacchetto MDOP (Microsoft Desktop Optimization Pack). Ma di questo avevamo già parlato nell'articolo https://www.nicolaferrini.it/ITA/blog/1021-app-v-e-ue-v-saranno-inclusi-in-windows-10-anniversary-update.html Oggi voglio mostrarvi una novità molto interessante: l'AutoSequencer. Come molti di voi sapranno, il Sequencer è il software che permette di trasformare un'applicazione reale in un'applicazione virtuale, creando un pacchetto .appv. Se disponete della versione Enterprise di Windows 10 potete seguire i passaggi descritti nell'articolo https://www.nicolaferrini.it/ita/blog/991-abilitare-microsoft-app-v-in-windows-10-enterprise.html per poter abilitare il client App-V. In alternativà è possibile usare anche una Group Policy disponibile in Computer Configuration --> Administrative Templates --> System --> App-V
.
Figura 1: Abilitazione del client di App-V tramite GPO
Figura 2: Abilitazione del client App-V tramite PowerShell
Nella versione Creators Update di Windows 10 (1703) è stata aggiunta la funzionalità chiamata AutoSequencer. Questa nuova funzionalità, interamente basata su PowerShell, permette di creare delle macchine virtuali e di trasformare le applicazioni in pacchetti di App-V in pochi semplici passaggi ed in maniera automatizzata. Configurazione dell'AutoSequencer Per poter utilizzare questa nuova funzionalità di AutoSequencing è necessario avere un pc fisico con installato Windows 10 versione 1703 ed Hyper-V. Inoltre sullo stesso pc deve essere installata la versione corrispondente del Windows 10 ADK (Windows Assessment and Deployment Kit), che contiene sia il Sequencer che l'AutoSequencer. Potete scaricare il Windows ADK dal link https://developer.microsoft.com/it-it/windows/hardware/windows-assessment-deployment-kit
Figura 3: Download del Windows 10 ADK
Durante l'installazione ricordatevi di scegliere la funzionalità Microsoft Application Virtualization (App-V) Sequencer e di installare sia il Sequencer che l'AutoSquencer, come mostrato in figura:
Figura 4: Installazione del Windows 10 ADK
Figura 5: Installers di App-V Sequencer presenti nel Windows 10 ADK
Per maggiori informazioni potete fare riferimento all'articolo https://docs.microsoft.com/it-it/windows/application-management/app-v/appv-install-the-sequencer . Tutte queste operazioni devono essere eseguite su una macchina fisica, perché verrà utilizzato Hyper-V. Piccola nota: io ho usato una macchina virtuale in cui ho abilitato la Nested Virtualization. Per approfondimenti su come funziona la Nested Virtualization potete visualizzare il video https://www.ictpower.it/video/windows-10-anniversary-update-highlights-tutte-le-novita-per-il-business-e-la-openness.htm
Sull'host sarà anche necessario abilitare Powershell Remoting utilizzando il comando Enable-PSRemoting da un prompt di PowerShell lanciato con privilegi elevati.
Figura 6: Abilitazione di PowerShell Remoting
Creazione della VM di AutoSequencing Per procedere alla creazione della macchina virtuale che utilizzeremo per l'AutoSequencing ci serviremo di uno script scaricabile dalla Technet Gallery all'indirizzo https://gallery.technet.microsoft.com/scriptcenter/Convert-WindowsImageps1-0fe23a8f .
Figura 7: Download dello script per la creazione del disco della VM
Come indicato nell'articolo https://docs.microsoft.com/it-it/windows/application-management/app-v/appv-auto-provision-a-vm lo script convertirà la nostra immagine ISO in un VHD da utilizzare successivamente per la macchina virtuale dell'AutoSequencer. La macchina usa obbligatoriamente il disco in formato VHD ed inizializzato in modalità MBR. Dopo aver avviato PowerShell ISE con privilegi amministrativi e aver lanciato lo script, eseguiamo il comando
Convert-WindowsImage -SourcePath "C:\Users\Nic\Downloads\en_windows_10_enterprise_version_1703_updated_march_2017_x64_dvd_10189290.iso" -VHDFormat VHD -VHDPartitionStyle MBR -VHDPath "C:\Users\Nic\Documents\AutoSequencer.vhd"
Indicando il percorso dove si trova il file ISO e il percorso dove vogliamo che venga salvato il file VHD.
Figura 8: creazione del file VHD da utilizare per la macchina di AutoSequencing
La procedura di creazione del file VHD dura qualche minuto. Al termine riceveremo conferma dell'avvenuta creazione.
Figura 9: Creazione del VHD completata
Terminata la creazione del VHD siamo pronti per poter effettuare il provisioning della VM che conterrà il Sequencer. Assicuratevi di aver scaricato sull'host il Windows 10 ADK (oltre ad averlo installato) e da un prompt PowerShell con privilegi elevati lanciate il comando:
New-AppVSequencerVM -VMName AutoSequencer -ADKPath "C:\Users\Nic\Downloads\Windows Kits\10\ADK" -VHDPath "C:\Users\Nic\Documents\AutoSequencer.vhd" -VMMemory 4096MB -VMSwitch "External Switch"
Nel comando ho indicato il percorso dove ho scaricato la versione offline del Windows 10 ADK, il percorso dove si trova il file VHD creato in precedenza, la quantità di RAM da dare alla VM e il virtual switch a cui collegare la VM.
Figura 10: Creazione della VM dell'AutoSequencer
L'operazione dura diversi minuti. La macchina viene avviata, Windows 10 effettuata l'OOBE (Out Of The Box Experience), viene installato l'App-V Sequencer all'interno della VM e viene catturato un CheckPoint della VM.
Figura 11: Creazione della VM
Figura 12: Copia dei pacchetti di installazione del Sequencer all'interno della VM
Figura 13: Installazione completata
Creazione dell'applicazione virtualizzata Come indicato nell'articolo https://docs.microsoft.com/en-us/windows/application-management/app-v/appv-auto-batch-sequencing per poter virtualizzare un'applicazione utilizzando PowerShell è necessario creare un file di configurazione in formato XML. Nel nostro esempio ci preoccuperemo di virtualizzare un'unica applicazione (Google Chrome) e creeremo un file di questo tipo:
<?xml version="1.0"?>
<Applications>
<Application>
<AppName>Google Chrome</AppName>
<InstallerFolder>C:\Install</InstallerFolder>
<Installer> ChromeStandaloneSetup64</Installer>
<InstallerOptions>/S</InstallerOptions>
<Package>C:\Apps\Chrome.appv</Package>
<TimeoutInMinutes>20</TimeoutInMinutes>
<Cmdlet>true</Cmdlet>
<Enabled>true</Enabled>
</Application>
</Applications>
Una volta salvato il file sarà sufficiente eseguire sulla macchina Host il seguente comando PowerShell con privilegi elevati:
New-BatchAppVSequencerPackages -ConfigFile "C:\Apps\Chrome.xml" -VMName Autosequencer -OutputPath C:\Apps\
Lo script provvederà a creare un Checkpoint, ad avviare la macchina e a copiare all'interno della VM il file di installazione di Google Chrome. Ci verrà chiesto di collegarci in Desktop Remoto e a quel punto l'installazione proseguirà in maniera automatica. Nessun intervento è richiesto da parte nostra in quanto nel file XML di configurazione abbiamo scelto di installare il software in modalità Silent indicando l'opzione <InstallerOptions>/S</InstallerOptions>. In caso contrario, procedete manualmente con l'installazione del software.
Figura 14: Esecuzione dello script di AutoSequence
Terminata l'installazione si chiuderà la connessione RDP e il package di App-V verrà copiato nella cartella indicata al momento di esecuzione dello script, come mostrato in figura:
Figura 15: Applicazione virtualizzata correttamente
Il pacchetto di App-V è ora pronto per poter essere distribuito tramite il portale di amministrazione del Server App-V oppure tramite System Center Configuration Manager. È anche possibile pubblicare manualmente nel client l'applicazione virtuale usando il comando PowerShell
Add-AppvClientPackage -Path "C:\Apps\Google Chrome\Google Chrome.appv" | Publish-AppvClientPackage
Figura 16: Google Chrome eseguito correttamente in App-V
Conclusioni Il nuovo AutoSequence di App-V ci permette di poter creare ed aggiornare facilmente le applicazioni semplicemente utilizzando poche righe di PowerShell. Davvero un notevole passo in avanti!
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Il prossimo autunno verrà rilasciata la nuova versione di Windows 10, che verrà chiamata Fall Creators Update e che probabilmente avrà come versione il numero 1709.
Questa versione, annunciata da Terry Myerson nel corso della keynote di apertura del secondo giorno di Microsoft Build 2017, avrà diverse novità che spazieranno dal Fluent Design ai Placeholder di OneDrive, dal Windows Story Remix alla funzione di Timeline. Per approfondimenti potete consultare la pagina https://www.microsoft.com/it-it/windows/upcoming-features
In più qualche giorno fa è stato annunciato che verrà rilasciata una nuova SKU, cioè una nuova versione di Windows 10, disponibile per il mercato OEM chiamata Windows 10 Pro for Workstations.
Questa nuova versione, pensata per i professionisti che hanno bisogno di sfruttare al massimo l’hardware e che necessitano di performance notevoli per le loro attività (montaggio video, grafica avanzata, ecc..) supererà gli attuali limiti di 2 socket, 256 core e 2TB di RAM e permetterà di poter utilizzare processori di livello server, come Intel Xeon o AMD Opteron, fino 4 socket e fino a 6 TB di RAM!
Le funzionalità aggiuntive annunciate rispetto alla prossima versione di Windows 10 (Fall Creators Update) sono:
- ReFS (Resilient file system): il Resilient File System verrà abilitato di default e permetterà di avere le stesse caratteristiche disponibili in Windows Server. (ReFS può teoricamente gestire volumi fino ad 1 YobiByte, anche se Windows 10 attualmente supporta volumi fino a 16 Exbibyte), autocorrezione degli errori e resilienza alla corruzione dei dati. Attualmente Windows 10 già supporta ReFS, ma a quanto si legge nell'articolo https://support.microsoft.com/en-us/help/4034825/features-that-are-removed-or-deprecated-in-windows-10-fall-creators-up la funzionalità verrà rimossa da Windows 10 Pro e sarà disponibile solo in Windows 10 Enterpise e Windows 10 Pro for Workstations.
- Persistent Memory: saranno supportati i Non-Volatile Dual In-line Memory Module (NVDIMM), che permettono di avere maggiori velocità in lettura e scrittura (quasi quanto la RAM), ma non perdono il loro contenuto se manca l’alimentazione.
- Faster file sharing: Grazie al supporto per la tecnologia RDMA offerta da alcune schede di rete sarà possibile abilitare la funzionalità SMB Direct, come avviene in Windows Server. La funzionalità permette di utilizzare meno cicli di CPU per il trasferimento dei dati, di ridurre la latenza e di aumentare la banda dei dati trasferiti.
- Expanded hardware support: come già scritto, saranno supportati I processori di fascia server e saranno aumentati i limiti di CPU e RAM supportati.
C’è veramente bisogno di questa nuova SKU? A quanto pare i feedback degli utenti dicono di sì, visto che Microsoft ha pensato di crearla proprio per le loro necessità. Molto spesso per sfruttare la potenza hardware necessaria ad assolvere alcuni compiti e richiesta da alcuni software era necessario acquistare Windows Server. Con questa versione potremo utilizzare Windows 10 e sfruttare tutte le performance offerte da hardware di fascia superiore.
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Da pochi giorni è stato annunciato Windows AutoPilot, un insieme di tecnologie che vengono utilizzate per configurare i nuovi dispositivi acquistati dall’azienda. Obiettivo di Windows AutoPilot è quello di poter mettere in produzione un computer subito dopo averlo tirato fuori dalla scatola.
È possibile utilizzare questa tecnologia anche sui dispositivi già esistenti, a patto che utilizzino Windows 10 Creators Update (versione 1703).
Come molti vi voi sistemisti sapranno, oggi siamo vincolati alla creazione delle immagini aziendali, alla loro personalizzazione ed al loro aggiornamento. Quando arriva un nuovo computer in azienda siamo costretti a reinstallarlo applicando l’immagine aziendale che abbiamo preparato.
Con Windows AutoPilot non sarà più necessario creare e gestire nessuna immagine. L’utente potrà tirare fuori dalla scatola il proprio dispositivo con Windows 10 e potrà effettuare in autonomia la prima accensione. Una volta connesso alla rete gli basterà inserire le proprie credenziali di Azure AD (oppure il proprio account di Office365) e automagicamente J le configurazioni del pc verranno scaricate dal Cloud e il computer potrà essere gestito con un servizio di Mobile Device Management, come ad esempio Microsoft Intune (se avete una sottoscrizione di Azure AD Premium P1 oppure P2).
Per conoscere nel dettaglio le diverse fasi potete dare un’occhiata a questo video di Microsoft Mechanics
Windows AutoPilot vi permetterà quindi di:
- Joinare i vostri dispositivi ad Azure AD
- Fare l’autoenroll del dispositivo ad un servizio di Mobile Device Management
- Impedire la creazione di un account amministrativo sul dispositivo
- Personalizzare l’operazione di OOBE (Out Of the Box Experience)
È necessario però che ci siano alcuni prerequisiti:
- I dispositivi devono essere preventivamente registrati
- I dispositivi devono avere Windows 10 versione 1703 o successiva
- I dispositivi devono avere l’accesso ad Internet
- È necessario aver acquisato Azure AD Premium P1 oppure P2
- Bisogna utilizzare Microsoft Intune (o un altro MDM supportato) per la gestione dei dispositivi
Registrazione dei dispositivi
Un prerequisito di Windows AutoPilot consiste nella registrazione del dispositivo Windows 10 nel Microsoft Store for Business oppure nel Partner Center admin portal. Per procedere a questa operazione è necessario farsi dare l’hardware ID del dispositivo dal vendor, per poter assegnare il dispositivo alla propria organizzazione.
Per i dispositivi già in proprio possesso e su cui avete installato la Windows 10 Creators Update (versione 1703) è possibile lanciare uno script PowerShell che tira fuori l’hardware ID e creare un file per registrare i dispositivi compatibili nel servizio di distribuzione AutoPilot. Trovate lo script all’indirizzo Get-WindowsAutoPilotInfo PowerShell script
Un’altra modalità per poter configurare i nostri dispositivi potrebbe essere l’utilizzo del Windows Configuration Designer che ci può aiutare dell’automatizzazione del processo e ci permette di poter avere maggiore controllo sul provisioning grazie alla creazione di un opportuno pacchetto di configurazione per Windows 10.
Conclusioni
Sicuramente Windows AutoPilot offre la possibilità di configurare in maniera più semplice, ma soprattutto più veloce, i nuovi dispositivi. Gli utenti possono lavorare in autonomia e gli amministratori di rete non saranno più obbligati a creare e gestire le immagini aziendali. Sfruttando il cloud e le opzioni permesse dai software di Mobile Device Management, ogni dispositivo può essere facilmente configurato e amministrato centralmente. Decisamente un balzo in avanti!
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